martedì 3 novembre 2015

Pranzo (vodka inclusa) alla russa!

Non è stata colpa mia!

Potrei citare Belushi e dire che il mancato aggiornamento del blog non è stato colpa mia, invocare le cavallette, l’alluvione, la mancata consegna del tight... e invece no: è stata solo la pigrizia a temermi lontano dal condividere con voi gli eventi di questi ultimi giorni; probabilmente per lo “scarico” di energie fisiche e mentali post-udienza! Ora che gli eventi si sono accumulati, però, prima di perderli nei foschi meandri della mia memoria, è il caso di “fissarli nel virtuale”, ammesso che questa frase significhi qualcosa!

Ho praticamente smesso di raccontare le vicende petropavlovskiane in occasione della sentenza, sulla quale vi ha già riferito Enza. Quello che è successo subito dopo, però, merita comunque un suo spazio narrativo: il pranzo di festeggiamento con tutta la combriccola (tranne il povero Vova, confinato in istituto!) è stato un vero pranzo russo (a quanto mi dicono: non ho prove per smentirli). E cosa non può mancare in un pranzo russo?

Maionese, maionese ovunque!



Maionese? Esatto!
Ogni tipo di insalata o di antipasto che ci hanno servito era arricchito dalla presenza della bionda salsa, non che mi dispiacesse, anzi! Ma tutto sommato devo ammettere che il sapore dei diversi piatti alla fine tendeva sempre ad essere molto simile, che si trattasse di uova di quaglia ricoperte di uova di pesce, di funghi di bosco timo e fagioli, di cetrioli conditi con melograno, di patate lesse al burro e "qualcos'altro", tutto veniva sempre legato insieme dalla maionese!

Sorprendentemente, non era prevista la versione "all'amatriciana"!



Ravioloni? Esatto!
La versione standard prevede la presenza nel piatto di una dozzina di questi ravioloni, così da fare la felicità di ogni cardiologo presente del pianeta: rosolati nel burro, arricchiti di crema di funghi con patate, dal ripieno di funghi tritati, e un pochino di panna acida (a chi piace) tanto per are sapore... per foruna di solito si tende a condividere il contenuto di una portata con gli altri commensali, altrimenti il fegato mi avrebbe abbandonato coprendomi di insulti!

Magari con l'aiuto di Obelix, ma lo mangio tutto!

Carne bovina/ovina/caprina/equina? Esatto!
Che siano spiedini di montone, arrosto freddo di cavallo o stinco di maiale al forno, qui la carne la sanno cucinare bene, e senza alcuna salsa aggiunta a coprirne il sapore! Capisco le diffidenze dei vegetariani, e anche le recenti perplessità dell’OMS, ma io ci tornerei pure stasera a impoverire la fauna locale!

Vodka? Esatto! Esatto e *soprattutto*!
Ad inizio pranzo Luda chiede a me e Enza se volevamo la vodka... “Cavolo, un pranzo russo come potrebbe chiudersi senza un brindisi a base di vodka?”, penso tra me e me, ed incautamente accetto: quelli più intuitivi tra quelli che hanno la pazienza di leggermi avranno già capito: Luda non ha mai detto “a fine pranzo”!!!

Questo darà la svolta al pranzo! A tavola eravamo sette: noi due, la bionda Luda (nota di servizio: all’udienza si è presentata con un vestito fasciante sopra il ginocchio, e a pranzo con un paio di attillatissimi pantaloni in pelle nera... vabbé!), la ciacolante Katerina responsabile dell’Associazione Cuore, il massiccio e severo Juri direttore dell’orfanotrofio, l’assistente sociale (un losco orientale del quale non ho capito il nome) e un’altra tizia che ci hanno spacciato come avvocato dell’associazione che ha preparato i nostri documenti in loco... altro nome che non ho capito, tanto per cambiare!

La composizione del tavolo non ve l’ho comunicata tanto per amore di completezza, quanto perché è necessario che tutti sappiano come funziona da ‘ste parti nei pranzi di celebrazione: a partire dal più “alto in grado” (Juri) e fino al celebrato (noi due) tutti, dico *tutti* devono fare il loro discorsetto di auguri, il loro brindisi, che si *deve* chiudere con un bicchiere di vodka bevuto con l’anulare posto sotto la base del bicchiere a spingerne il contenuto in gola!

E vai! Sette commensali, sette brindisi: in un crescendo rossiniano di felicitazioni, ho apprezzato molto il primo intervento, ma non ricordo bene quelli conclusivi miei e di Enza! Il solerte assistente sociale (sì, proprio colui che sarebbe deputato a garantire il mio essere integerrimo!) si premurava di riempire ad ogni piè sospinto il bicchierino da vodka davanti a me... ti credo che poi non mi ricordo com’è andato il ritorno a casa!

ваше здоровье (vaše zdorov'e, alla salute!)

Ecco, il rientro a casa temo sia andato più o meno così...

martedì 27 ottobre 2015

Nessuna obiezione, vostro onore!

La giornata di Venerdì 23 merita qualche considerazione in più.
A partire dal tribunale!
Controllo passaporti all'ingresso, lasci i documenti e il cellulare in portineria (anche in Italia si lascia il cellulare in portineria??), passi sotto il metal detector e attraverso un tornello stile supermercato o autogrill. Inutile dire che ci squadrano da capo a piedi, almeno fino a quando non leggono un piccolo bigliettino, inserito all'interno del passaporto dal controllo fatto all'aeroporto, dove abbiamo dichiarato come scopo dell'ingresso nel paese l'adozione.

La mia idea di sentenza sino all'altro giorno era questa...

Tutto fila liscio, entriamo in una delle tante stanzette adibite ad aula di tribunale dove 4 persone si alternano nel tentativo di risolvere un problema al computer preposto alla video registrazione dell'udienza. Niente da fare, cambiamo stanza... tanto per non farci pesare la tensione!
Siamo pronti, in piedi, entra la corte.
Si contano i presenti: i coniugi italiani, la traduttrice, il direttore dell'orfanotrofio, la rappresentante dell'ente (ricordate? Caterina, quella che mostrandoci 4 dita ci dice che da Astana a Petropavlosk ci vorranno 6 ore di Treno), il nostro legale, l'assistente sociale, il procuratore, la segretaria e il giudice anzi, la giudice: l'aspetto è "curioso", a metà tra una talpa e un batrace!

Tutti già sanno tutto di noi, sanno anche che abbiamo un papero di peluche sul divano e un cagnolino appollaiato sulla tv, che abbiamo una cucina blu, che non ci droghiamo, non beviamo, non abbiamo la tubercolosi, non abbiamo la lebbra, non abbiamo malattie veneree, siamo maschio e femmina (è pur sempre un paese ex CCCP), abbiamo una casa sufficientemente grande per accogliere un bambino (25 mq di cameretta, in orfanotrofio ce ne mettono 5)... tutti tranne il procuratore che è l'unico che potrebbe obiettare qualcosa.
Il giudice apre l'udienza presentando la composizione del tribunale e ci legge i nostri diritti, no, non quelli tipo film poliziesco americano: haiildirittodinonparlaremaselofaisappichequellochediraipotràessereusatocontrodite... ma ci ricorda che possiamo ricusare la corte (sulla base di cosa poi potremmo farlo non lo so, visto che li vediamo per la prima volta). Ovviamente Luda traduce.

Inizia Paolo con una “dichiarazione spontanea” (sbirciando dal foglio che ci hanno fornito con un bozza del copione"):
Vostro onore...
Tutte le domande che seguono battono sullo stesso argomento: Vi rendete conto che la vostra vita non sarà più la stessa? Ma chi ve lo fa fare? Il sabato non potrete rimanere più a letto sino a tarda ora... Qualunque cosa vogliate fare non sarete più solo voi due, ci saranno le sue esigenze da valutare sempre e comunque e non sarà una passeggiata...
...panico!!!
Queste cose ce le ripetiamo da tre anni, ma quando te le snocciola li un giudice come se fosse una maledizione, allora un po' vacilli... sopraggiungono pensieri “avventurosi”... c'è una finestra alla mia destra, semiaperta e l'altezza è poca, se sono abbastanza veloce, forse... un piccolo brivido lungo la schiena, spingo le mani in tasca, una piccola stellina di carta ritagliata da Vova per Mama...

OK, è il mio turno, anche io ho il copione da recitare: "Vostro onore sono molto d'accordo con mio marito!"

Lo so, lo so... è poco dignitosa come frase, e mai in vita mia avrei immaginato di dire una cosa del genere senza nemmeno un “ma” o un “però”. Ma ho ancora in mano la mia stellina, poi mi occuperò anche del papà!

Il giudice mi rivolge una sola considerazione: “Lo sai che adesso ti dovrai occupare di due figli, vero?
Bene, riconsidero il pensiero avventuroso...

venerdì 23 ottobre 2015

Annunciazione annunciazione...

Non è un problema tenere in fresco il vino!

E’ nato Vladimir Castagno!

"Oggi alle 10:30 (ora di Petropavlovsk) il Tribunale di Minori del Kazakistan esprime parere favorevole all’adozione da parte dei coniugi italiani, del minore Vladimir...(omissis)"

Questo l’esito dell’udienza di oggi, che Paolo non dimenticherà mai, anche per le tante e provocatorie domande rivoltegli dalla giudice. Io alla fine dovevo solo dire “Sono molto d’accordo con mio marito!”; vabbè, una volta nella vita si può anche impazzire, l’importante è che non ci prenda l’abitudine!

La strada non è ancora completata per far approdare il piccolino in Italia e fargli conoscere le “gioie” del nostro paese.

Però intanto brindiamo!

giovedì 15 ottobre 2015

Caro vecchio Pugacioff...

Bei tempi quando ci si poteva credere grandi esperti della lingua russa semplicemente applicando le stesse regole di Pugaciòff, il luposki della steppaff...

Il mitico Pugacioff, patrimonio di un mondo a fumetti ormai destinato a restare solo nella memoria di pochi...

Sì, insomma, quel sistema di "adeguamento linguistico" secondo il quale l’italiano è la base di tutte le lingue, per lo spagnolo basta aggiungere qualche esse finale, per il francese serve la erre moscia e l’accento sull’ultima vocale, per il tedesco si passa alla modalità Sturmtruppen, e per il russo, appunto, si può usare il sistema inventato dal grande Giorgio Rebuffi nei fumetti di Pugacioff!
E proprio oggi, 15 ottobre, ricorre l'anniversario: è già un anno che Giorgio ci ha lasciato, dannazione! Non si vedeva più molto in giro, ma porca miseria era bello sapere che stava escogitando sempre qualcosa per i suoi personaggi!!
Vabbè, ciao Giorgio, e consentimi di tornare al discorso di prima, dicevo... il pane è il paneff, l’acqua acquoski, macchina macchinawsky, e così via... facile, sappiamo il russo, possiamo cavarcela da soli in tutte le situazioni!

Col cavolo!

Sì, lo so, si legge "Cassa", però il primo impatto è spiazzante!

Punto primo, qui non si parla, si fanno concorsi di ventriloquio! Non aprono bocca, non staccano l’arcata dentale inferiore dalla superiore!

Punto secondo, il russo è difficile! Generi, casi, temi, accenti, palatalizzazioni delle consonanti, lettere impronunciabili, caratteri cirillici che, sì, si imparano, ma quando te li trovi davanti un po’ di timore lo incutono lo stesso.

Punto terzo, qui non si parla solo russo, ma anche kazako; mentre il russo è una lingua che deriva dallo slavo, il kazako deriva dal turco, tanto per non farci mancare nulla, e i programmi radio (quelli che sentiamo nel pulmino la mattina) sono in kazako... e annunciano sempre canzoni italiane anni Ottanta: Pupo, Ricchi e Poveri, e altre amenità del genere...

Punto quarto, gran parte delle merci arriva dalla Cina... e indovinate un po’ come sono le scritte sopra le confezioni? In cinese? No! Translitterate dagli ideogrammi cinesi all’alfabeto latino (non cirillico), ma senza l’utilizzo degli spazi, tutto di seguito!

Conoscete la teoria secondo la quale una scimmia con una macchina da scrivere e un tempo infinito potrebbe riscrivere tutte le opere di Shakespeare? Be', secondo me a questa scimmia non hanno dato nemmeno 5 minuti!



Quindi con Vova le difficoltà di comunicazione sono reali, ogni tanto ci attacca bei discorsi che non sortiscono effetto alcuno, spesso ci mette dentro – a dire di Luda la traduttrice – parole inventate come di solito(?) fanno i bambini, insomma ci manca solo che si metta a fare la supercazzola!
Una delle sue esclazmazioni preferite è "Yoska matrioska", che nonostante la pericolosa assonanza con una bestemmia, dovrebbe non significare nulla, essendo solo una esclamazione di disappunto... tipo "Ma che cavolo!"... o il meno diffuso "Che meningo!"

Ah, l’altro giorno Vova ha fatto le foto per il passaporto, non credevo, ma è stato un momento emozionante, significa che piano piano stiamo arrivando all’ufficialità! Nota di colore: non sarà facile pettinarlo, ha i capelli che vanno per conto loro!

sabato 10 ottobre 2015

Kinzz.. no... kissu.. nemmeno... com'è che era? Kin... qualchecosa...

Kintsugi, qualcosa in più di una semplice associazione...

Tra i lettori di questo blog (a proposito, grazie a tutti: i vostri commenti sono attesi con ansia da queste parti per rompere la monotonia del pomeriggio), c’è anche chi si è trovato come noi all’inizio dell’avventura adottiva un po’ spaesato, tra le notizie rimediate su internet, i confusi articoli di legge da fotocopie sbilenche della gazzetta ufficiale, e - soprattutto - le immancabili storie di adozione concluse in poco più di un mese, raccontate da qualcuno che conosce il cugino di una zia di un suo amico che ha frequentato la stessa scuola di un bambino adottato trentadue anni fa...
Insomma, un casino!

Noi fortunatamente abbiamo fatto un percorso molto più breve, "accontentandoci" di un cugino di secondo grado, che effettivamente è già passato per quest’esperienza, e tra i vari consigli che ci ha dato durante una telefonata, c’è stato quello di contattare un’associazione presente a Roma e formata esclusivamente da genitori adottivi (e aspiranti tali). Vedere un po’ di che si trattava, sentire storie di altre persone, e cercare di carpire consigli utili alla causa poteva essere un buon modo per iniziare questo cammino, ed infatti nel settembre 2012, con Enza andiamo a questo incontro aperto a tutte le coppie in attesa del “decreto”; lì facciamo subito la conoscenza di “perfetti sconosciuti” che in brevissimo tempo sono diventati i nostri compagni di viaggio, qualcuno arrivando prima di noi, altri poco dopo: è proprio notizia di questi giorni il “completamento” di chi c’era durante il nostro primo incontro!

Da quel settembre ci sono stati parecchi altri incontri, cene, occasioni conviviali e di approfondimento, supportate da professionisti e da volontari (non per questo meno bravi, anzi!), tutte arricchite dallo scambio reciproco di informazioni, di impressioni, di paure, di titubanze e di sogni. Non riesco ad immaginare come sarebbe stato questo periodo senza il supporto di un’associazione del genere, senza la cadenza periodica di un incontro, la notizia sorprendente di un abbinamento, un giro di email per un appuntamento...

Altro nome notoriamente difficile da pronunciare ma che ha raggiunto una considerevole diffusione...

Insomma, questo post vuole essere un modo per dire ancora una volta grazie alla “nostra” associazione Kintsugi, dal nome quasi impronunciabile, ma molto evocativo: il kintsugi (sintetizzo la definizione di Wikipedia) è una pratica giapponese che consiste nell'utilizzo di oro per la riparazione di oggetti in ceramica usando il prezioso metallo per saldare assieme i frammenti. La tecnica permette di ottenere degli oggetti preziosi sia dal punto di vista economico (per via della presenza di metalli preziosi) sia da quello artistico: ogni ceramica riparata presenta un diverso intreccio di linee dorate unico ed ovviamente irripetibile per via della casualità con cui la ceramica può frantumarsi. La pratica nasce dall'idea che dall'imperfezione e da una ferita possa nascere una forma ancora maggiore di perfezione estetica e interiore. Quale definizione migliore per il concetto di adozione?

Quindi grazie a Luisa, Giulia, Gianni e tutti i volontari dell’associazione, e GRAZIE ai “colleghi”, dai più “anziani” ai nuovi arrivati (dài, che toccherà anche a voi riempire un blog!), e un grazie ancora più forte dopo aver visto la foto che ci hanno mandato su whatsapp, dove il “gruppone” durante la festa di inizio stagione regge le lettere per formare la “nostra scritta” più bella: “VIVA VOVA!”.
Da brividi ragazzi!

martedì 6 ottobre 2015

Se famo du' spaghi...

Sobrie merendine nell'agro romano... riusciranno a conquistare il piccolo kazako?

"печенье" ovvero "biscotti", ma con lo stesso termine potete indicare merendine, brioches, yogurt, panini con formaggino, uva, mandarini, mele, panini con nutella, e qualunque altra cosa commestibile capiti in un raggio di 30 centimetri del piccolo Vova tra le dieci e le dieci e un quarto!

Mi fa concorrenza, mangia con voluttà e soddisfazione, a due mani: quando è ora di merenda, sempre *prima* di iniziare a giocare, si mette seduto, chiede cosa gli abbiamo portato, e, senza mai rifiutare nulla, inizia il pasto: le merendine a forma di orsetto(!) vengono spinte tra le sue fauci da tutte e due le mani insieme; mentre mangia un biscotto tiene già nell’altra mano il successivo; se riceve un panino non fa storie né lo apre per controllare cosa ci sia all’interno: inizia a masticarlo con decisione!

Uno dei momenti "top" è con l’uva: con una mano mette in bocca un acino e con l’altra ne sta già agguantando un altro, e non ha mai tirato fuori un semino, macina tutto... io ci faccio una figura barbina, visto che non riesco ad ingoiare ‘sti cacchio di semini! E poi la mela! La prima volta abbiamo portato il coltello per sbucciarla e tagliarla... macché se l’è presa ed è rimasto solo il picciolo... neanche il torsolo!!

Però... non è mai successo che abbia mangiato qualcosa senza offrirlo anche a noi e a Luda, anche le caramelle che si doveva portar via sono state spartite con giustizia ed equità!

Direi che è pronto per una serata romana a base di supplì, amatriciana, trippa al sugo e patate al forno!